Festa della donna: le origini

Negli occhi di tutti restò l’immagine di una ragazza che, lanciatasi nel vuoto nella speranza di aggrapparsi all’edificio accanto, restò impigliata per alcuni interminabili secondi finchè le fiamme le divorarono il vestito lasciandola precipitare. Era russa, tedesca, finlandese…ma non è improbabile che quella poveretta fosse italiana.

 

Così inizia l’articolo di Gian Antonio Stella del giorno 8 marzo del 2004 sul Corriere della Sera, per raccontare del tragico incendio della TRIANGLE WAIST COMPANY avvenuto il 25 marzo 1911 in Washington Place in cui persero la vita 146 giovani donne di cui 39 italiane; disastro che più si avvicina come data e modalità a quello mai accertato della fabbrica Cotton che una leggenda metropolitana vuole, aver dato l’avvio alla celebrazione della festa della donna. Non stiamo qui ora, a decidere quale sia stato l’episodio più significativo che ha fatto sì che negli Stati Uniti d’America nel 1908 fosse istituita la “Giornata Internazionale della Donna” (Woman’s Day) e successivamente l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, con la risoluzione 32/142 del 16 dicembre 1977 proposto di dichiarare una “Giornata delle Nazioni Unite per i Diritti delle Donne e per la Pace Internazionale” (United Nations Day for Women’s Rights and International Peace), proprio per riconoscere il ruolo determinante delle donne negli sforzi per la pace e l’urgenza di porre fine ad ogni discriminazione e per aumentare gli appoggi a una loro piena e paritaria partecipazione alla vita civile e sociale del proprio paese, vista la tenacia nell’affrontare battaglie a volte oltremodo feroci per affermare i propri diritti, anche i più elementari come quello del voto o per ottenere condizioni di lavoro più dignitose. L’otto marzo , che veniva già festeggiata in diversi Stati, divenne la data ufficiale di molte nazioni. Tornando allo splendido articolo di Gian Antonio Stella, auspico per quest’anno e per quelli a venire, che non ci siano più tragedie che vedono irrimediabilmente la drammatica morte di donne: sul lavoro, nei teatri di guerra, in famiglia. Troppe ancora sono le donne – e molto spesso anche i loro figli- vittime della barbarie maschile e per troppe la condizione è ancora paragonabile a quella del medio evo: sfruttate per pochi soldi, prive di diritti, circondate dal pregiudizio di presunta inferiorità morale ed intellettiva rispetto all’uomo, libere solo di scegliere se morire di parto o per mano di un bruto.
Voglio ricordare alcune delle vittime italiane del rogo della Triangle: Rosaria e Lucia Maltese, Bettina e Francesca Miale, Serafina e Sara Saracino, ma solo perché vorrei che in futuro il nome delle nostre “sorelle italiane” sia associato come sovente avviene a scoperte sensazionali in tutti i campi e anche per tutte noi che nel nostro quotidiano contribuiamo a portare armonia e positività sia in casa che nei luoghi di lavoro.

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